L’allattamento e lo svezzamento – Alimentazione dei bambini
Tutto quello che noi genitori mangiamo , come lo mangiamo , quanto ne mangiamo, come facciamo la spesa, come prepariamo il cibo…. tutto ciò che gravita intorno al tema dell’alimentazione lo trasmettiamo ai nostri figli.
Anche se ogni giorno mangiano e mangiano, se sono sottoposti alla pubblicità, all’ influenza di amici e parenti, i bambini assumono prevalentemente il modello base dei genitori che devono ricoprire un ruolo attivo nella loro educazione alimentare, senza però invaderne la scelta e la libertà.
I genitori hanno, inoltre, un’altra importante opportunità: quella di segnare un percorso che sia coerente, naturale e non imposto, in modo che i bambini avranno tutto questo come strumento nell’età adulta.
E’ perciò importante che instaurino il prima possibile un rapporto diretto, di conoscenza, di comprensione, capacità critica e partecipazione con il cibo in maniera corretta.
Il gusto, e cioè la capacità di percepire i sapori, è nell’infanzia un fattore inparte congenito ma che può e deve essere educato e ciò inizia già nella periodo della gestazione.
Ampie ricerche effettuate in campo scientifico confermano che i neonati possiedono una innata predilezione per alcuni sapori mentre non ne amano altri .
Questi studi affermano che essi preferiscono i sapori dolci poiché è dolce il latte che ricevono dalla mamma , mentre non amano il gusto amaro , tipico per esempio di alcune verdure o l’aspro di alcuni frutti o ancora meno il piccante tipico delle spezie e di alcuni alimenti.
Questo dipende da una tendenza evolutiva che si è rivelata molto utile poiché i sapori dolci segnalano una fonte rapida di energia (calorie) mentre i gusti amaro, aspro e piccante possono essere specifici di alimenti potenzialmente tossici .
Altre ricerche che vertono sull’importanza di un’educazione al gusto del cibo hanno evidenziato che l’avversione per un determinato cibo (spesso per le verdure) è data da una scarsa disponibilità e volontà insita nei bambini a fare dei cambiamenti.
Questo fenomeno prende il nome di neofobia (paura o avversione per le cose nuove) ed il voler mangiare sempre le stesse cose risulta un’abitudine comoda e rassicurante (così come avviene per molti aspetti della vita infantile). In determinati contesti dell’apprendimento questo è un bene perché dona sicurezza e stabilità ai bambini, ma nel caso dell’alimentazione risulta controindicato e in alcuni casi addirittura dannoso. Fino ai sei mesi questa chiusura è minima, i bambini sono molto ricettivi e bendisposti a conoscere nuovi gusti potendo così influire sulle sue abitudini alimentari.
La dieta di una gestante dovrebbe essere il più possibile equilibrata, varia e consona alle proprie abitudini alimentari quotidiane che, qualora non fossero sane, devono essere modificate al fine di coadiuvare lo sviluppo del feto.
Le abitudini alimentari, così come altri aspetti della vita sono vissuti in profonda simbiosi con il proprio bambino durante tutta la gravidanza.
È ampiamente sperimentato che il bambino, nella pancia della mamma, è ingrado di connettersi con tutti gli stati d’animo e le sensazioni che lei prova.
Durante la gestazione, la mamma si alimenta e fornisce direttamente cibo assimilabile al suo bambino, che è già dotato di quello che si può chiamare gusto insito nel suo patrimonio genetico.
La madre trasferisce al nascituro non solo il sostentamento necessario alla sua sopravvivenza e crescita, ma anche molte informazioni in grado difornirgli informazioni esperienziali sull’alimentazione .
Le molecole correlate al sapore degli alimenti ingeriti dalla mamma gravida passano il filtro placentare, giungono nel liquido amniotico e vengono“mangiate” dal feto che ne fa così conoscenza; perfino il sapore dell’aglio se lo mangia la mamma durante la gravidanza, sarà più gradevole al neonato.
La nutrizione oltre ad essere un meccanismo automatico e univoco di assimilazione, dopo la nascita e con l’allattamento, diventa un processo in cui il neonato inizia a comprendere e sperimentare in prima persona.
Durante l’allattamento questo processo si approfondisce e si espande; la mamma agli occhi del suo bimbo assume il ruolo di una vera e propria dispensa (nel senso di dispensare, somministrare) da cui il neonato attinge ciò di cui necessita. Aspetto non meno importante è dato dalla capacità del latte di trasmettere al neonato i sapori dei cibi scelti dalla mamma e soprattutto nei primi mesi di vita di trasmettere sostanze in grado di fargli acquisire le difese immunitarie.
Il processo di “esternalizzazione” della nutrizione è un meccanismo psicofisico che accompagnerà mamma e bambino dalla fase gestazionale fino all’infanziae porrà le fondamenta delle conoscenze e della nutrizione del bambino.
I bambini allattati al seno vivono un’infinità di esperienze gustative rispetto aquelli nutriti con latte artificiale che avranno esperienze gustative meno compatibili con il suo patrimonio genetico. È attualmente in fase di sperimentazione latte artificiale con aggiunta di sapori per ridurre questa differenza che può influire sullo svezzamento.
Lo svezzamento è il momento dell’incontro del patrimonio gustativo genetico del bambino che sarà fondamentale in quanto è dimostrato come comportamenti alimentari acquisiti nei primissimi anni di vita sono mantenuti anche nell’età adulta sottolineando l’importanza di investire tempo ed energie in questo periodo al fine di migliorare la qualità di vita anche degli adulti che saranno domani.
Indicazioni alimentari da 0 a 5 mesi
Com’è noto il primo alimento del bambino alla nascita è il latte materno(allattamento al seno) che fornisce tutto il nutrimento di cui neonato necessita.
Fino ai 3 – 4 mesi di vita non è necessario, pertanto introdurre altri alimenti se il neonato è nutrito in maniera naturale, non vi è nemmeno la necessità di far assumere acqua o altri liquidi.
Il latte materno contiene tutti gli elementi necessari al fabbisogno nutritivo del bambino, con una forte prevalenza dell’acqua fonte necessaria diaccrescimento per il neonato. Questo principio è confermato dagli studi scientifici che dimostrano che la composizione del latte materno è molto complessa e ancora oggi non sono ancora note tutte le sostanze in esso contenute.
Gli ingredienti noti sono rappresentati da:
- 1-2% di proteine
- 3-5% di grassi
- 6,5-10% di carboidrati
- 2% di sali
- acqua.Un neonato è in grado di assimilare il 100% delle proteine del latte materno mentre di quello vaccino, in cui sono contenute quattro volte le proteine del latte umano, ne assimila solamente 50% eliminando le restanti parti con un sovraccarico di lavoro da parte di tutti gli apparati fisiologici.Le stesse considerazioni valgono per vitamine e minerali, grassi, carboidrati e altre sostanze contenute nel latte materno rispetto ad altri tipi di latte.
Ad esempio non tutti sanno che esso contiene anche fermenti lattici: questibatteri saranno ospiti dell’intestino per tutta la vita, proteggendo l’individuodalla maggior parte delle allergie e intolleranze.La composizione del latte materno cambia man mano che il bimbo cresce adattandosi alle sue esigenze diventando un apporto indispensabile e difficilmente sostituibile con il latte di animali ed ancora meno con quello artificiale .
Da 6 a 12 mesi
In questa fase è possibile procedere allo svezzamento che prevede l’introduzione di altri alimenti nella dieta del bambino con particolare riferimento all’introduzione dei seguenti vegetali: carote e patate ben cotti per prime, poi zucchine e sedano.
Dopo le prime settimane ed in maniera graduale introdurre a rotazione tutte le verdure di stagione ad eccezione di quelle caratterizzate da un gusto troppo spiccato: cipolle , aglio, cavoli, broccoli, ecc.
Anche la frutta, soprattutto mela e pera, deve essere introdotta gradualmente soprattutto nei pasti intermedi, a metà mattina o a metà pomeriggio.
Dal sesto mese utilizzare il brodo dei vegetali precedentemente elencati per cominciare a preparare creme di cereali in particolare orzo e grano e successivamente crema di riso, tapioca e mais.
Dal settimo mese preferibilmente nel pasto di mezzogiorno quando il potere digestivo è più forte si possono aggiungere alle creme di verdure anche semolino, pastina o riso spezzato. Si introduce, così, anche la possibilità di differenziare le consistenze dei cibi, aumentando la capacità di apprendimento delle sensibilità gustative.
In questa fondamentale fase, in cui il bambino costruisce il proprio patrimonio di conoscenza sulla nutrizione risulta fondamentale non mescolaregusti e sapori in un’unica pietanza. Sarebbe bene alternare al massimo 2 alimenti nello stesso pasto, possibilmente con consistenze diverse in modo tale da abituare il bambino sin da subito a discernere sapori, consistenze e sensazioni. Questo è fondamentale anche per istruire l’apparato digestivo asvolgere le sue funzioni in maniera lenta e graduale.
All’ottavo mese si possono proporre:
• pesce altamente digeribile come ad esempio merluzzo, trota e sogliola a piccolissimi pezzi facendo molta attenzione alle lische;
• legumi in questa fase iniziale solo decorticati (privati della buccia che li riveste) come ad esempio creme di soia verde, lenticchie rosse spezzate.
Dal nono mese è possibile introdurre nella dieta alimenti più complessi per la digestione quali il tuorlo d’uovo, uovo strapazzato o in camicia. Non è ancora indicato introdurre, nelle abitudini alimentari del bambino, formaggi poiché assume già il latte ed è comunque più impegnativo dal punto di vista della digestione. Se proprio voleste inserirlo, alternatelo al latte ed in particolare scegliete formaggi di capra e prevalentemente freschi. È comunque bene almeno fino all’anno di età evitare il più possibile la somministrazione di alimenti complessi o confezionati ed in scatola che spesso sono ricchi di zuccheri aggiunti ed additivi, non proprio salutari non solo per il cavo orale, ma per la salute generale. I bambini avranno tutto il tempo di assaggiare questi alimenti. Allo stesso modo andrebbe posticipata dopo l’anno di età anche l’introduzione di alimenti acidi come agrumi e pomodori.
Dott. Daniele Parrello
Odontoiatria Multidisciplinare e Ortognatodonzia
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