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Strumento di comunicazione e di espressione della vita emotiva / relazionale del bambino.
Eccoci al terzo appuntamento con la Rubrica dei Consigli.
A cura di: Dott.ssa Francesca Cerutti
In questo articolo
vorrei parlarvi dei modi che i bambini utilizzano, fin da quando sono piccoli, per comunicare ed esprimere sé stessi nel mondo degli adulti.
Non mi riferisco alla comunicazione verbale, quella strettamente legata al linguaggio espresso con le parole, ma a tutto il mondo “segreto e intimo” dei bambini, delle loro emozioni e dei loro sentimenti che si esprime attraverso forme e modalità a volte poco considerate perché si crede che siano cose solo per bambini.
Sto parlando del DISEGNO dei bambini e dell’importanza che tale strumento riveste per lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale.
Partiamo con una breve presentazione dell’evoluzione del disegno infantile in relazione dell’età del bambino. E’ importante ricordare che esiste un’estrema variabilità individuale e che ogni bambino proietta nel disegno i suoi vissuti emotivi e la significatività delle proprie esperienze personali e sociali.
L’attività grafica, oltre ad essere uno dei mezzi che il bambino possiede per analizzare, descrivere e narrare gli avvenimenti e le cose, è anche uno strumento d’espressione
della propria vita emotiva (paure e significati).
I primi tentativi grafici dei bambini si collocano intorno ai 18-20 mesi: i segni della matita sul foglio, detti scarabocchi, sono essenzialmente il prodotto di colpi, a volte così energici da provocare dei buchi sul foglio. In effetti, a quest’età la carica energetica è grande, mentre il controllo motorio del bambino è ancora molto limitato.
Ad un certo punto il bambino scopre che c’è un rapporto tra i suoi movimenti e i segni ottenuti; questo di solito si verifica intorno ai 2 anni. A questo stadio il bambino varia i suoi movimenti e può fare a piacere linee verticali, orizzontali o circonferenze. L’intenzione di controllare il gesto è resa possibile solamente dalla maturazione motoria; la matita viene mossa con movimenti guidati allo sguardo.
Verso i 3 anni il bambino comincia a dare un nome al suo scarabocchio, mostrando così di volergli attribuire dei significati: il bambino non scarabocchia più per il solo piacere del movimento, ma per rappresentare sensazioni interne vissute intensamente e che per lui sono state significative. In questo stadio è presente un’intenzionalità rappresentativa e comunicativa. E’ solo verso la fine del terzo anno di vita che i bambini iniziano a disegnare figure che assomigliano ad abbozzi di casa e di sole: tendono a seguire il bordo del foglio e nel disegno compaiono forme, pseudo quadrati e configurazioni a sbarre.
Tra i 3 e 4 anni gli scarabocchi acquistano organicità ed un significato comprensibile anche all’adulto. Emergono le prime figure umane schematiche; il bambino esce definitivamente dalla fase dello scarabocchio per entrare in quella figurativa. Dallo scarabocchio informe hanno origine sia il disegno che la scrittura; per disegnare, però, è richiesta inizialmente un’abilità motoria inferiore a quella necessaria per scrivere. E’ a quest’età che il bambino comincia a raffigurare la persona. Della figura umana traccia pochi elementi schematici: un cerchio è la testa da cui partono dei raggi che sono le braccia e le gambe.
E’ il cosiddetto “uomo girino”. Ben presto all’interno del cerchio compaiono due grandi occhi; successivamente, compaiono la bocca e il naso. Il volto resta per lungo tempo la parte prevalente dell’omino. Tra i 4 e i 5 anni il bambino disegna il primo abbozzo di tronco. A 5 anni l’omino è riconoscibilissimo: oltre agli occhi, al naso e alla bocca, c’è il tronco, da cui spuntano le braccia e le gambe. Per ultime compaiono le orecchie, spesso di dimensioni eccessive per il gusto della nuova scoperta. L’occhio acquista il suo contorno e nel centro porta il segno della pupilla. Il tronco si allunga e si allarga fino a diventare più ampio della testa; le gambe e le braccia sono bidimensionali e qualche volta appaiono cenni di vestiario: cappello, bottoni, pantaloni, ecc. L’omino è quasi sempre rappresentato in posizione verticale.
A 6 anni lo schema mentale che il bambino ha del proprio corpo è più completo: e infatti, l’omino si arricchisce del collo, delle braccia e delle mani con le cinque dita.
Prima dei 5 anni l’idea dell’azione è resa dal raggruppamento di più elementi statici; verso i 6 anni il movimento è dato dalle braccia che si tendono rigidamente verso l’oggetto o la persona da raggiungere. Dopo i 6 anni, un modo molto diffuso di rappresentare il movimento del personaggio è quello di disegnarlo di profilo. Anche l’uso del colore cambia con l’età. Esiste, infatti, dal punto di vista evolutivo, un parallelismo tra enfasi del colore ed emotività, per cui i più piccoli (3-6 anni) sono anche quelli che essendo più impulsivi hanno per il colore un forte interesse che precede, in ordine di tempo, l’interesse per la forma. L’interesse per il colore diminuisce man mano che quello per la forma aumenta. Le tonalità sono tanto più forti quanto più il bambino è piccolo, mentre con l’aumentare dell’età subentrano le sfumature, e i toni si fanno meno violenti, sia per l’effetto dell’insegnamento scolastico, che per lo sviluppo del ragionamento. Fin verso i tre anni il bambino non si preoccupa che i colori dei suoi disegni corrispondano a quelli degli oggetti reali: la sua gioia nel maneggiare il colore è tale, che spesso il loro uso è fine a sé stesso.
Nel periodo dello scarabocchio, i colori, oltre a divertire il bambino, possono svolgere una funzione di stimolo all’esplorazione e all’attività. Il primo interesse per il colore inizia con i primi tentativi di rappresentazione. In questa fase, che dura fino ai 7-8 anni, il bambino fa uso del colore sotto la spinta delle emozioni e perciò spesso i colori non hanno alcuna attinenza con le tinte degli oggetti reali. Successivamente, il bambino comincia man mano a cogliere le relazioni tra i colori e gli oggetti.
Inizialmente il bambino non copia la realtà ma la rappresenta, riportando quello che per lui ha più importanza e significato. Se per lui sono importanti, sia l’interno che l’esterno della casa, li disegna entrambi: così si ha l’effetto trasparenza. Le persone sono visibili attraverso i muri e le gambe attraverso i pantaloni, perché il bambino sa cosa c’è al di là del muro o dietro i vestiti. E’ verso i 9 anni che questa fase ha generalmente termine.
Fogli bianchi, senza né righe né quadretti, che permettono al piccolo di esprimersi in totale libertà. Il foglio bianco siamo noi, un noi in evoluzione. Ad accompagnare i fogli le matite colorate, migliori rispetto a penne e pennarelli. Le matite, infatti, sviluppano la capacità di manualità fine e permettono di sperimentare tratti differenti, fine, grosso, più o meno calcato. Con le matite colorate nascono effetti sempre nuovi, dimostrazione del fatto che, nel mondo e nella vita, esistono le sfumature.
Spesso i bambini, soprattutto alla scuola dell’infanzia, fanno tanti disegni durante la giornata, alcuni di questi li regalano alla maestra, altri finiscono nel cestino, altri, invece, sono tenuti da parte e custoditi gelosamente per essere regalati alla mamma, al papà o ai nonni quando verranno a prenderli a scuola.
Il disegno è un momento importante che aiuta il piccolo ad esprimersi, è per questo necessario trascendere da qualsiasi giudizio e da qualsiasi concetto di giusto o sbagliato e se non capiamo cosa il bambino ha rappresentato chiediamo semplicemente: “Me lo racconti?”. Il bambino inizierà a raccontarsi e il nostro compito sarà quello di stare ad ascoltare, consapevoli che ciò sarà utile anche per lo sviluppo delle sue abilità linguistiche. Dedicate qualche minuto con il bambino per farvi descrivere quello che ha disegnato, mostrando un reale e sincero interesse.
E’ importante mostrare riconoscimento verso il disegno che il bambino ci regala, valorizzarlo anche se ci sembra solo uno scarabocchio. Nel fare il disegno il bambino ha pensato a chi voleva regalarlo, ha scelto i colori e che cosa disegnare. Ditegli che è un “bellissimo disegno” e che verrà appeso in un posto speciale perché merita di essere esposto. Appendetelo in casa oppure portatelo in ufficio, informando il bambino, lui saprà che voi lo pensate e che occupa un posto speciale nel vostro mondo. Questo comportamento, incoraggia il bambino a disegnare ancora. Il disegno, infatti, è un importante precursore della scrittura, dell’orientamento spaziale e consente lo sviluppo della motricità fine; permette l’espressione di una vita emotiva e soprattutto, come abbiamo già visto, è un importante strumento comunicativo e relazionale.
Il disegno è il luogo della creatività, della conoscenza, della sperimentazione, della scoperta e dell’autoapprendimento, dove tutto parte dal gioco e dal divertimento. Il disegno è una palestra per la mente, nella quale si sviluppano capacità di osservazione e si impara a guardare / conoscere la realtà con tutti i sensi. Il disegno è utile anche agli adulti per creare un legame con i bambini in modo naturale. Disegnare con il bambino è un’occasione per passare del tempo insieme, divertirsi e comunicare in un modo sincero e spontaneo ed aiuta a conoscerlo meglio.
“Cos’è disegnare? Come ci si arriva? È l’atto di aprirsi un passaggio attraverso un muro di ferro invisibile che sembra trovarsi tra ciò che si sente e che si può.” (Vincent Van Gogh).
A cura di: Dott.ssa Francesca Cerutti Psicologa clinica dello sviluppo e della famiglia.
Per domande, curiosità, suggerimenti e consulenze: Tel. +39.333.5228141