BAMBINI TIMIDI – Come aiutarli ad affrontare il mondo ed a costruire la fiducia in sé stessi.

Appuntamento con la Rubrica dei Consigli.
A cura di: Dott.ssa Francesca Cerutti

BAMBINI TIMIDI

Come aiutarli ad affrontare il mondo ed a costruire la fiducia in sé stessi.

“Mio figlio è sempre attaccato a me! Nelle situazioni sociali non si butta mai, ha paura della sua ombra! Se i cugini lo invitano a giocare scappa via, alle feste di compleanno dei suoi compagni resta in un angolo a guardare gli altri e a scuola le insegnanti mi dicono che non interviene in classe… Aiuto! Ho un figlio timido!”
Ma che cos’è la timidezza? E’ davvero così terribile essere timidi? Essere insicuri ed essere timidi è la stessa cosa?
In questo articolo cercherò di rispondere a queste domande, fare chiarezza tra timidezza e insicurezza e proverò a fornirvi qualche suggerimento pratico per aiutarvi a gestire la timidezza dei vostri figli.
Molti genitori si sentono in colpa e frustrati dalla timidezza del proprio figlio, lo vorrebbero più sicuro e disinvolto; in questo mondo contemporaneo dove si fa di tutto per emergere, per non essere invisibili, per avere quanti più like possibili sui social network; essere timidi e riservati può rappresentare un limite, un difetto tanto più se lo vediamo emergere nei nostri figli: “Buttati, vai, emergi dal gruppo, fatti notare!”
Ma che cos’è la timidezza?
“La timidezza è un tratto della personalità che caratterizza in varia misura il comportamento di un individuo improntato a esitazione, ritrosia, impaccio e pudore superiori a quanto manifestano in analoga situazione altri soggetti, ovvero ad una minor socievolezza. La timidezza non va tuttavia considerata una patologia, ma un aspetto normale della personalità, che riguarda la maggior parte delle persone, in tutti i paesi del mondo” (Fonte Wikipedia)
La timidezza, quindi è un tratto di personalità, non è un difetto. Addirittura in alcuni contesti può apparire come una buona risorsa:
le persone timide, di solito, tendono ad essere ascoltatori attenti, riservati e ci trasmettono l’idea di essere dei buoni custodi dei nostri segreti.
Non so se vi è mai capitato di pensare alla timidezza sotto questo punto di vista appena descritto, ma se inizierete a farlo sono certa che guarderete i vostri bambini già in modo diverso.
Quando si parla della timidezza nei bambini bisogna innanzitutto capire se questo aspetto caratteriale è dovuto a una fase momentanea della crescita. Infatti, può capitare, che questa timidezza sia in realtà ansia da separazione che i bambini vivono quando iniziano a essere più indipendenti dai genitori, quando si trovano ad affrontare le prime situazioni sociali (esempio inserimento al nido o alla scuola dell’infanzia). In queste circostanze date al bambino un po’ di tempo per abituarsi, per prendere le misure con il nuovo contesto e i nuovi ritmi, trasmettendogli fiducia, in questo modo l’ansia da separazione progressivamente diventerà più gestibile.
Se invece ci troviamo di fronte a una disposizione caratteriale alla timidezza allora è bene fare qualche riflessione in merito.
Per prima cosa siate comprensivi e cercate di aiutare il vostro bambino a capire quello che sta provando. Se vi trovate a una festa di compleanno piena di bambini che corrono da tutte le parti, che scivolano sui gonfiabili e che giocano allegramente e vostro figlio si sente intimorito, fuori luogo, potreste sostenerlo dicendogli: “Non deve essere facile socializzare quando i bambini sono così agitati e intenti nelle loro attività, adesso ci prendiamo un po’ di tempo per osservare la situazione e vediamo cosa ti viene voglia di fare!”.
Questo gli fa capire che la sua reazione è normale e che anche gli adulti di riferimento capiscono cosa sta provando. Un’altra accortezza quando c’è una festa di compleanno o una situazione sociale cercate di arrivare presto, prima degli altri, in modo tale che vostro figlio abbia il tempo di rilassarsi, di osservare e di ambientarsi. In queste circostanze potrebbe essere utile permettere al bambino di portare con sé una delle sue attività preferite (un libro, le figurine), in modo tale che questi oggetti possano rassicurarlo e siano un ponte di comunicazione con gli altri bambini presenti.
Incoraggiatelo ed evitate di forzarlo: ogni volta che il piccolo fa uno sforzo per socializzare, se pur minimo, lodatelo e rinforzatelo, anche se ha impiegato mezz’ora per avvicinarsi al tavolo dei giochi con gli altri bambini.
E’ bene non commentare il tempo che il bambino ha impiegato prima di fare questo passo, non dite: “finalmente ti sei deciso, ci hai messo un’ora, Alleluia!”.
Anche se è faticoso per il bambino e per voi cercate di non tenerlo lontano da attività di gruppo: più verrà esposto a tali incontri, più imparerà a gestirli, a sentirsi sicuro e a trovarli piacevoli. Per abituarlo alle situazioni sociali potreste anche organizzare delle merende presso la vostra casa invitando 2/3 amici scelti da vostro figlio e magari preparare insieme a voi genitori un biglietto di invito alla merenda nei giorni precedenti. Questo aiuterà il bambino progressivamente ad entrare nell’idea di una situazione sociale, nel suo ambiente domestico e familiare come la sua casa.
Ma quindi timidezza e insicurezza sono la stessa cosa?
Un bambino timido, ma con una buona autostima non è un bambino insicuro, non mostra pensieri negativi riguardo la propria persona, sembra felice e sereno con sé stesso, riesce a relazionarsi con gli altri anche se non con tutti i compagni di classe, partecipa alle attività di gruppo anche se in un primo momento ha un atteggiamento poco estroverso.
Un bambino timido può avere un carattere riservato, poco espansivo, ha bisogno di più tempo per entrare in relazione, per fare nuove conoscenze, ma ha degli amici anche se sono stati selezionati con cura e attenzione. Un bambino insicuro, invece, è ansioso, raramente sente di essere nel posto giusto, si sente mortificato, in balia degli altri e degli eventi.
E’ importante evitare i confronti con gli altri bambini/ fratelli e non dare etichette: “mio figli è timido!”; questo potrebbe far sentire il bambino “diverso” come se avesse un difetto e generare insicurezza. Fate in modo di far “sentire” al vostro bambino che siete fieri di lui così com’è, con le sue fragilità, con le sue molteplici risorse e che siete certi che lui ce la può fare. Se percepisce che siete preoccupati, tenderà ad chiudersi in sé e avvertire l’ambiente sociale come “pericoloso e ostile”.
Ed infine un ultima riflessione
Il piccolo Billy Eliot protagonista di un film famoso, manca totalmente di fiducia in sé, alle sue difficoltà familiari si aggiunge il fatto che non riesce bene in niente e non ha amici. Un giorno, partecipa per caso a una lezione di danza. Incredibilmente, nei panni di ballerino si sente bene e finalmente in pace con sé stesso. Dovrà affrontare l’opposizione di tutti per inseguire il suo sogno, soprattutto di quelli a cui più vuole bene; ma ha scoperto la strada della fiducia in sé stesso e della sua felicità.
Anche i nostri bambini, nel loro percorso di crescita devono lottare molto per acquisire e consolidare la loro autostima che gli permetterà di osare, di essere sé stessi, di intessere relazioni, ma anche e soprattutto di essere felici.
Ogni bambino all’inizio è stato sognato, fantasticato e pensato dal concepimento alla gravidanza: è il bambino immaginato che racchiude in sé aspettative e desideri dei genitori di ciò che avrebbero voluto essere. Fin dalla nascita, però, il bambino reale è diverso, ha il suo viso, i suoi ritmi, i suoi tempi e i suoi bisogni. Il bambino è prima di tutto sé stesso, a partire dal suo sesso che non sempre è quello che i genitori avrebbero desiderato. Ogni bambino è un mondo unico, che bisogna scoprire, conoscere ed accettare.
 
Il compito principale nella vita di ognuno è dare alla luce sé stesso. – Erich Fromm
A cura di:Dott.ssa Francesca Cerutti Psicologa clinica dello sviluppo e della famiglia.
Per domande, curiosità, suggerimenti e consulenze: Tel. +39.333.5228141
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